Da quando lavoro nel settore editoriale, non mi è mai successo di non dover aggiungere alla frase “sono un editor e correttore di bozze” ulteriori spiegazioni per farmi comprendere. “Colui o colei che si occupa della correzione di un testo al fine di renderlo pubblicabile” è una delle tante opzioni.
A distanza di dieci anni, alle cene di famiglia ancora mi guardano perplessi quando parlo del mio lavoro.
Per chi non lavora in editoria non è semplice cogliere le differenze tra editing e correzione di bozze, così come averne ben chiara l’importanza.
Se, però, si vuole lavorare in questo ambito o contribuirvi pubblicando libri, allora è il caso di approfondire l’argomento.
Sebbene l’editing venga spesso inteso come sinonimo di revisione, è in realtà qualcosa di più specifico e complesso che si esprime attraverso una serie di azioni e verifiche che l’editor – il professionista che per l’appunto se ne occupa – svolge sul testo.
La prima cosa da tener presente è che l’editing si fa sull’originale, cioè sulla versione “acerba” del testo non ancora impaginato.
Nello specifico, l’editor interviene per:
Naturalmente, durante la lettura volta alle verifiche suddette si correggono anche eventuali errori, ma non costituisce la priorità.
Tirando le somme, l’editing si differenzia dalla correzione di bozze per l’intento.
Il fine, dunque, è rendere pubblicabile il testo curando la solidità strutturale, lo stile e la coerenza narrativa.
Dopo la fase di editing, il dattiloscritto viene impaginato, seguono poi diverse fasi di lavorazione, i cosiddetti giri di bozze.
La correzione di bozze viene svolta per l’appunto dal correttore di bozze, segue la fase di editing e non prevede alcun intervento in merito al contenuto, alla trama, alla struttura o alla caratterizzazione dei personaggi, ma riguarda principalmente la forma. Nello specifico, la correzione bozze consiste in:
Ognuna di queste verifiche riguarda sia il testo principale che tutti i paratesti (prima e quarta di copertina, bandelle, frontespizio, introduzione, prologo, epilogo, indice, bibliografia, ringraziamenti ecc.).
Ogni giro di bozza è costituito a sua volta da tre fasi: la lettura, la correzione e il riscontro.
Viene fatta una lettura attenta e scrupolosa delle prime bozze, si inseriscono le correzioni e segue il riscontro delle seconde bozze con le prime, e così via ad ogni giro. In media, i giri di bozze sono almeno tre. Se il testo lo necessita anche quattro o cinque.
Il riscontro, come abbiamo visto, consiste nel verificare che tutte le correzioni segnalate sulla bozza precedente siano state inserite nel modo giusto, controllando anche che il testo circostante la correzione sia rimasto invariato dopo l’intervento.
Difatti, le correzioni più sostanziali (tagli, inserimenti di paragrafi, tabelle, immagini ecc.) vengono fatte in prima battuta per evitare che l’inserimento delle correzioni nei vari giri di bozze possa stravolgere il layout, costringendo così chi impagina a rifare parte del lavoro.
Se condotto con scrupolo, il riscontro consente di dare uno sguardo d’insieme all’intero testo.
La differenza tra editor e correttore di bozze non riguarda solo le competenze richieste, ma riflette anche due momenti fondamentali e complementari del processo editoriale.
L’editor è il professionista che lavora a stretto contatto con l’autore nella fase iniziale di lavorazione del testo, accompagnandolo nella revisione profonda dell’opera. Il suo intervento è strutturale e creativo.
Il correttore di bozze, invece, entra in gioco quando il testo è già stato editato e impaginato: il suo compito è quello di intervenire sulla forma con estrema precisione, eliminando refusi, errori grammaticali e di punteggiatura, controllando l’impaginazione e assicurando la coerenza redazionale.
Entrambe le figure richiedono competenze specialistiche, attenzione al dettaglio e un forte senso di responsabilità. Quando editor e correttore non coincidono nella stessa persona, è fondamentale che tra i due ci sia sinergia e collaborazione costante. Solo così è possibile garantire un passaggio fluido e coerente tra le varie fasi di lavorazione del testo, evitando fraintendimenti o errori.
Editor e correttore di bozze – sia che si tratti di due professionisti distinti o di un unico professionista – sono indispensabili per la buona riuscita di un libro.
La risposta è no. Anche lo scrittore più navigato o un redattore che decide di scrivere un libro non può essere editor di sé stesso.
Questo perché lo scrittore percepisce il proprio libro come parte di sé, una sua creazione a cui si sente legato. Spesso dietro le storie e i personaggi ci sono eventi realmente vissuti, persone incontrate nella vita o perfino parti della propria storia personale che si intrecciano con la finzione narrativa. È, dunque, difficile essere critici quando si è emotivamente coinvolti.
Inoltre, l’autore nella maggior parte dei casi lavora a lungo sul proprio testo e ciò porta a riletture “distratte”.
Affidarsi a un editor professionista che possa valutare il testo con occhio critico e il distacco giusto è la soluzione ideale per valorizzare il proprio lavoro.
Partiamo dal presupposto che nessun libro dovrebbe essere pubblicato senza essere prima revisionato.
Se nell’editoria tradizionale la responsabilità dell’editing ricade sull’editore, nel self-publishing l’autore diventa editore di sé stesso e pertanto può scegliere che cosa fare del suo libro: se pubblicarlo così com’è o rivolgersi a uno o più professionisti per assicurare al proprio lavoro la cura che merita.
Eviterei la prima opzione. Se solo si considera il fattore reputazione, non dovreste avere dubbi.
Il fatto che nelle case editrici anche il dattiloscritto dello scrittore con alle spalle anni di esperienza venga comunque sottoposto a editing e/o correzione di bozze dovrebbe far riflettere.
C’è, poi, un’altra questione importante.
Spesso mi viene chiesto dagli scrittori – soprattutto esordienti – che scelgono l’editoria tradizionale: “Ma è utile affidare il proprio libro alle cure di un editor prima che venga sottoposto agli editori?”.
Come detto in precedenza, le case editrici serie non pubblicano libri senza che questi ultimi siano stati revisionati. Pertanto, gli autori possono sottoporre il dattiloscritto inedito alle agenzie editoriali e alle case editrici così com’è.
Se il libro merita e dal punto di vista dell’editore rappresenta un’occasione di pubblicazione da non perdere (un possibile caso letterario o futuro bestseller), non sarà di certo qualche errore qua e là a distoglierlo.
Se, invece, il libro presenta più di qualche errore – una struttura debole, una trama piena di incongruenze o dei personaggi poco credibili, un lessico poco accurato e coerente con il contesto narrativo, ad esempio – fare editing è essenziale per migliorare il testo e costituisce un’occasione di crescita per l’autore stesso.
Intervenire su un testo di qualcun altro è un’attività piuttosto delicata. Ogni modifica del testo originario deve essere concordata con l’autore, al quale spetta sempre l’ultima parola.
Può capitare che l’autore rifiuti gli interventi sul proprio testo. Succede sia con gli autori indipendenti che all’interno delle case editrici.
Nel primo caso l’autore è responsabile totalmente del proprio testo e qualora dovesse rifiutare le correzioni del suo editor se ne assume la responsabilità.
All’interno delle case editrici, sebbene all’autore venga riconosciuta la paternità assoluta del testo, la questione è un pochino più complessa.
Le modifiche, talvolta stilistiche, sono finalizzate a migliorare il testo, adeguarlo alla produzione della casa editrice e alla collana in cui va a inserirsi, oltre che al mercato di riferimento.
L’attività di editing contribuisce al successo di vendita del libro e spetta all’editor valorizzare quest’attività agli occhi dell’autore, guadagnandosi la sua fiducia. Una buona intesa editor-scrittore non può che apportare benefici al testo.
Per approfondire:
In libreria
Manuale di redazione. Vademecum per chi scrive e pubblica libri, Editrice Bibliografica, 2013.
Editoria: istruzioni per l’uso. Acquisire le competenze di base, Editrice Bibliografica, 2013.
Foto: Cottonbro Studio
Salve, ho letto con molto interesse il contributo, chiaro ed incisivo, e ringrazio per l’opportunità fornita. Augurandomi di fare cosa gradita segnalo, nell’ultima riga, un refuso: “Una buona ‘intensa’ editor-scrittore non può che apportare benefici al testo”.
Un cordiale saluto, Cecilia Tavanti
Ciao Cecilia, grazie a te e benvenuta.
Le segnalazioni e il confronto sono sempre graditi 😊
Ho provveduto con piacere alla correzione. Come detto nell’articolo “gli errori si celano ovunque”.
A presto, Anna.